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Torino è la città che invita al rigore, alla linearità, allo stile, che invita anche alla logica e - attraverso la logica - apre la vita alla follia.
In questo libro – che si specchia nel Barocco del Seicento - dominano “Vanitas”, “Memento mori” e le allegorie dello scorrere inesorabile del tempo.
Torino è una città fatta di particolari, una città mosaico, dove la periferia è anche centro, ed è una città capace di mettere innovazione ovunque, anche nella conservazione della storia .
Torino è la città che inventa e sa stupire persino se stessa e che non sta mai ferma. Cambia pelle continuamente. Evolve. Anticipa, educa, importa tendenze.
Torino è una città piena di riti. Così esclusivi che ognuno ha i propri, e ognuno ha un’idea precisa della città. Perché Torino è di tutti e di nessuno, ma ognuno la rivendica come propria e l’anima vincente di Torino è che ogni quartiere ha qualcosa da offrire e da mostrare perché la storia ha reso quei rioni unici per cultura e persone.
Torino a suo modo resterà sempre capitale d’Italia e capitale di qualcos’altro, perché quello che ha fatto con le sue mani, che ha conquistato o ha inventato, fa parte della sua essenza, del suo talento. E a Torino quel talento è ovunque, un genius loci fatto per stupire anche chi ci vive.
È una città amante, non madre né sorella. E molti sono con lei in questo rapporto… E le condizioni ci sono tutte: Torino moderna e Torino barocca e le prospettive nitide, la geometria degli isolati, il rigore del paesaggio urbano. Una bellezza di linee, di volumi, di masse: a che serve, questa bellezza, che cosa significa?
Torino è il luogo da dove si viene e dove si tornerà.
Dalle colline alla pianura, e i monti lontani e il cielo, tutto si fonde nello spirito come una cosa sola, con una sola immensa elevazione.
Torino è come è. Come deve essere. È un terreno perenne. Passi su queste cose e le avvolgi e le vivi, come l’aria, come una traccia di nuvole. Nessuno sa che è tutto qui e c’è sempre qualche via più vuota di un’altra perché in quell’ora, in quel deserto, non pare di conoscerla. Poi basta il sole, un po’ di vento, il colore dell’aria cambiato, e non si sa più dove ci si trova, con queste vie che non finiscono mai, e non sembra vero che, d’estate, tutte se ne stiano così zitte e vuote e il tempo pare che si dilegui.
Questa Torino, apparentemente ordinata ed efficiente, spazzata dal vento gelido delle montagne e adagiata lungo le sponde di un fiume antico, fa da palcoscenico a una vicenda poliziesca dai colori torbidi.
Torino del fascino e del mistero, di santi e di demoni, farà riaffiorare le essenze dei protagonisti che, per salvare le loro “anime”, dovranno riportare indietro l’orologio del Tempo e la collocazione del loro abituale tessuto di vita.
Tra la Venezia dei Dogi e la Amsterdam barocca, tra New York e Sigmund Freud, tra miti greci e leggende norrene, arte e crimini s’intrecciano, da Leonardo da Vinci al Vasari, da Pieter Paul Rubens al Barocco piemontese, e di nuovo alla Battaglia di Anghiari, con il suo “cerca trova”, attendendo le anime dei protagonisti alla confluenza di una geometria magica in una piazza di Torino. Qualcosa alla fine si salverà, ma il prezzo da pagare sarà altissimo…