Il romanzo La corrispondenza (Sellerio, 2016) è tratto dall’omonimo film, uscito anch’esso nel 2016, ed ambedue sono a firma di Giuseppe Tornatore: si
tratta di una storia d’amore, ma anche di una riflessione sull’assenza e sulla morte.
Amy Ryan (Olga Kurylenko) – fragile e intensa, fratturata come una ceramica kintsugi – è una giovane studentessa di fisica innamorata del suo professore, Ed Phoerum (Jeremy Irons) – struggente, con la sua bellezza stropicciata – astrofisico di fama internazionale, con cui trascorre poco tempo, ma che sente regolarmente tramite messaggi, email, skype, e con il quale ha una relazione, profonda e preziosa per entrambi, anche se a distanza.
La sintonia tra i due è perfetta, ed Amy non si lascia spaventare dall’esistenza di una moglie e di due figli nella vita dell’amante. Le conversazioni tra loro sono ricche di riferimenti alle stelle, ai mondi paralleli, alle supernove, perché la scienza dell’universo, in fondo, parla anche della condizione umana.
Possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele, spiega Ed. E, come la lunga corrispondenza che permette a una stella di continuare a vivere grazie allo sguardo dell’osservatore, così l’amore di Ed e di Amy è un legame che sconvolge le leggi del tempo e della presenza.
Un giorno, però, Ed sparisce. Muore. Da quel momento, la vita di Amy si concentra nella ricerca disperata di una spiegazione, perché continua a ricevere pacchi, messaggi e lettere che la tengono legata a lui e con i quali lui la tiene legata a sé. Il professore ha intessuto una trama perfetta per restarle vicino anche nell’assenza, sfruttando ogni mezzo di comunicazione possibile, nel tentativo di guadagnare un pizzico di immortalità, assicurandosi anche la complicità di altre persone, per svanire davvero soltanto se e quando sia Amy a deciderlo.
La corrispondenza parla dunque di amore, di un amore che cerca di sopravvivere alla morte.
Ed cerca di essere presente sempre e comunque, anche quando fisicamente è impossibile, con telefonate, videochiamate, email, internet, i mezzi che gli consentono di mettersi in comunicazione con lei, e di creare un doppio che sostituisca la persona vera. Così Amy si trova ad interagire con ciò che non è più presente, come gli astrofisici che dialogano con le stelle già morte.
Può esistere un amore platonico così forte? Molti lo negano, e ne ridono, nel tempo dei piaceri facili dei social.
E la morte può fermare l’amore? Cosa può fermare l’amore? La morte? La distanza? Certamente no. È possibile amare anche solo una lettera? Sì, è possibile. Molte persone aspettano con ansia di potere avere notizie di un amore – che sarà anche impossibile o surreale, ma è pur sempre amore.
È un’ingiustizia attribuire angoscia e paura al senso del nulla: la mente umana non potrà mai capire l’infinito come non potrà mai capire l’amore. […]
Ma c’è una logica in tutto.
Per quanto ne so io, al momento della nascita tutti gli esseri umani possiedono la virtù dell’immortalità.
Oh, tu mi dirai, ma poi muoiono.
Sì, perché nel corso della loro esistenza commettono un fatale errore, uno soltanto, che gli fa perdere la dote della vita eterna.
Già ti sento chiedere.
Quale errore?
Questo non ci è dato saperlo.
Ma è grazie a quell’errore che l’essere umano diventa creatura mortale.
Certo, puoi obiettare che nessuno sia vissuto così a lungo da dimostrare la fondatezza di questa teoria.
È vero, ma è anche vero che nessun uomo vi ha mai fatto eccezione.
Il professore di astrofisica Ed Phoerum, ed il suo ramo di studi, fanno da apripista alla piena sintassi dell’opera introducendo un concetto – cardine della storia – che si lega alla Nebulosa del Granchio. Proprio perché quest’ultima, a più di un secolo dalla sua scoperta, è ancora visibile nonostante sia un corpo celeste ormai morto. Questo particolare fenomeno, chiamato ‘resto di supernova’ è ricchissimo di seduzione, proprio perché, nonostante la sua innegabile fine, sembra sia destinato ad essere visibile per sempre.
Il gesto di Ed potrebbe essere interpretato in due modi differenti, la prima in maniera romantica, come un gesto d’amore infinito di un uomo che ama questa donna al punto di non volerla abbandonare neanche dopo la morte, escogitando quindi un modo per restare sempre nella sua vita.
Da un altro punto di vista voler controllare la vita della sua amante, rimanendo insistentemente nella sua esistenza, può essere interpretato come un gesto di onnipotenza, o comunque un desiderio di possesso infinito, con il suo voler rendersi immortale, sostituendosi in qualche modo ad una divinità. E per poter continuare a vivere, anche se ancora per poco, o fino a quando non capirà di dover “perdere il dono dell’eternità”, quando Amy lo deciderà.
Con il naturale sviluppo delle cose, che uno scienziato e teorico sicuramente può, anche se con difficoltà capire, lo stesso Ed, nel suo ultimo video, dirà:
Anche una supernova continua a ruotare nella sua orbita, anche se prima o poi, secoli o secondi che siano, giunge l’istante che la riporta al vuoto da cui è nata e non sarò certo io ad infrangere la regola.
Si tratta di una storia gentile e bella, di grande e raffinata intensità sensoriale, che non gioca però solo sulla comunione dei sensi: i protagonisti appaiono sempre in equilibrio sul ripido e instabile crinale della fuga dal tempo stesso e danno l’impressione che non ci sia altro, nel mondo, di vivo come il loro momento insieme.
Senza retorica, e con una purezza che davvero se ne frega di tutto, vivono un amore smarrito e senza limiti nella terra di nessuno, in una storia estrema di solitudini che s’incrociano, tra il mistero di una scomparsa inspiegabile che non rompe però i segnali della comunicazione e la domanda su quale tipo di sentimento sia quello che lega una persona a una presenza solo virtuale.
C'è un romanzo di Philip Roth, tutto concentrato sui dialoghi di due amanti prima e dopo l'amore, in cui solo nelle pagine finali si scopre, con un colpo da maestro, che tutta la storia è stata giocata sulla contaminazione tra realtà e finzione o, meglio, tra realtà della finzione e finzione nella finzione. Il suo titolo è Inganno.
“Tenere in vita il particolare in un mondo che semplifica e generalizza: ecco dove comincia la lotta”. Questo scrive, Philip Roth nel suo romanzo Inganno, in cui i personaggi combattono, con risultati alterni, per affermare la loro imperfetta, e quindi autentica, umanità.
Ne La corrispondenza di Tornatore avviene, specularmente, il contrario, ed accade che Amy, dopo la morte di Ed, rimanga come impigliata in mille fili di oro e di argento, invisibili.
Sono le mille scintille dell’anima di lui, imprigionate nei frammenti attraverso i quali lui le parla. E se esiste una sola essenza della Creazione e se questa essenza si chiama Amore, allora l'Amore può anche essere la forza che permette di ricongiungere e di riannodare questi fili, questi frammenti di vita, e di ricondensare le molte vite nei molti luoghi del mondo.
Così, anche nelle tenebre della morte brilla una luce di scintilla divina. E non c’è una separazione completa degli ambiti. Essi sembrano piuttosto intrecciati l’uno nell’altro. Sembra che nulla sia così assoluto da non potere, dalla scintilla del divino che lo abita, essere ricondotto alla luce piena.
E alla comprensione, anche inconsapevole, anche imperfetta, del tutto.
Le anime si scelgono, inconsapevolmente, e, sempre inconsapevolmente, si riconoscono. A volte è sufficiente una parola, o uno sguardo, la luce di uno sguardo o un sorriso. E le anime decidono di viversi. In questa vita o in un’altra, non importa. Prima o poi avverrà.
È proprio questa forma di mistica a ricordarci che, in virtù delle scintille divine presenti nell’essere umano, ogni qual volta l’uomo riscatta in qualche modo la propria storia e la propria morte, in qualche modo, “riscatta” la Creazione. Può sembrare audace, anche eretico, ma è assolutamente in linea con le dinamiche dell’Alleanza in cui il Signore e l’uomo sono impegnati.
Così i mille fili invisibili in cui si trova impigliata Amy possono rappresentare, nell’amore di Ed per lei, la liberazione delle scintille divine, e dell’anima di Ed, dai frammenti in cui lui era imprigionato – e, con lui, anche il suo amore per lei – e cioè il mondo materiale.
E le scintille possono, veramente, trovarsi ovunque.
Riconoscerle, e imparare a farle splendere, in noi stessi e negli altri, contribuisce a completare la creazione del Signore.
Perché là dove esiste un cuore pulsante, là il Signore è.
Scrive Giuseppe Tornatore nella sua Prefazione al Libro: “Se hai un po’ di buona sorte, può accadere che editori accorti intraprendenti vengano a chiederti di riscrivere in chiave letteraria la sceneggiatura del film che hai appena ultimato. Percorrere cioè il tragitto inverso a quello che in genere segna il rapporto tra libro e film. Una formidabile opportunità per restituire alla parola scritta la supremazia usurpata dall’immagine. Una ragionevole occasione per riscattare tutto ciò che lo schermo cinematografico deve o preferisce sottintendere. Per me, la fortuna di essere ammesso a pieno titolo nell’immensa comunità dei riscrittori dell’opera ‘altrui’. E il privilegio di sentirmi agile come il vento”.