LA SFIDA MASSONICA AMERICANA: TRADIZIONE E CAMBIAMENTI A CONFRONTO

di Alain de Keghel

Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari

Prefazione di Arturo de Hoyos

Postfazione di John Lee Cooper III

 

[Isabelle Boyer fu la modella di Auguste Bartholdi per il volto della Statua della Libertà, nel 1878.]

 

“La Sfida Massonica Americana – Tradizione e Cambiamenti a confronto”, affronta lo studio della nascita del Rito Scozzese Antico e Accettato negli Stati Uniti d’America ed in Canada, ad opera del Grande Oriente di Francia. Inevitabili furono i contrasti e i confronti con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra in una nazione giovane, in crescita costante e dotata di molteplici sfaccettature e diversità, unite peraltro, in una sorta di plasticità, dal rispetto della tradizione e da una religiosità e una spiritualità assolutamente particolari e legate alle tradizioni dei Padri Fondatori, di origine protestante.

Nel libro si analizza il contesto americano,e non solo esso, con gli strumenti, particolarmente necessari in questo caso, della geopolitica e dello studio degli equilibri geostrategici, in America ed in Europa, a far capo dal 1780.

Nel 1780, appunto, il marchese de La Fayette – a capo del mitico vascello Hermione e alla guida di una flotta francese – giunse, dopo molteplici contatti intercorsi tra Americani e Francesi, in soccorso degli insorti americani contro il predominio inglese sul suolo da loro colonizzato o in via di colonizzazione.

Venticinque anni dopo questa impresa eroica e generosa, il Rito Scozzese Antico e Accettato passerà le Alpi e, dal suolo francese, approderà in Italia ad opera del conte de Grasse-Tilly, all’epoca dell’Imperatore Giuseppe Bonaparte.

Come sottolineato da Cécile Révauger nel suo libro “Neri e Massoni – Alle origini della discriminazione razziale tra i Fratelli Americani”, il ruolo della massoneria, in Francia, fu solo molto sporadico e marginale nello scoppio della Rivoluzione francese del 1789, mentre invece fu determinante nell’evolversi delle vicende storiche e politiche, nella stessa epoca, nei futuri Stati Uniti d’America.

Nel libro, da un capitolo all’altro, si passa dall’America dell’epoca dei pionieri sino all’Indipendenza americana; dalla forte spiritualità americana, connotante singolarmente la massoneria negli Stati Uniti,  ai suoi rapporti con Chiese e sette; dalle specificità ritualistiche alla progressione iniziatica; dalla massoneria nera (o afro-americana) alle importantissime organizzazioni paramassoniche incaricate della beneficenza e dell’assistenza socio-sanitaria (e non solo ai Fratelli massoni ed alle loro famiglie - in una nazione che prima del presidente Barack Obama non aveva mai voluto affrontare tale problema; dall’iniziazione delle donne alle relazioni franco-americane, strette ma spesso anche tumultuose, e alla presenza della massoneria francese nell’America del nord e nel Canada.

 

La storia insegna come le strade siano seminate d’insidie. Esiste il peso della storia, quello delle differenze culturali, delle religioni e anche delle tradizioni.

La Francia, unica potenza europea a non essere mai stata in conflitto armato contro gli Stati Uniti, è anche quella che è venuta in aiuto agli Insurgents, ma non ha peraltro potuto essere sempre un partner compiacente. Essa è annoverata tuttavia tra gli alleati fedeli e, nel periodo di commemorazione della prima guerra mondiale, la fratellanza franco-americana fu felicemente celebrata in Normandia.

In un mondo globale, ma forse oggi in via di deglobalizzazione, le poste in gioco sono necessariamente diverse da quelle all’epoca della nascita dell’Ordine massonico, ormai tre secoli orsono. Intitolando la propria opera “La Sfida Massonica Americana”, Alain de Keghel ha scelto un approccio che si basa sulle origini della nostra storia, che egli fa scorrere con il proposito di proiettarsi verso l’avvenire di nuove poste in gioco. I suoi giudizi, prudenti ma lucidi, non sono privi d’interesse per un ricercatore americano, che vi scorgerà uno specchio – offerto da un iniziato europeo – nel quale riflettersi.

A questo proposito, Jean-Jacques Servan-Schreiber scriveva: “Non siamo in presenza di un imperialismo politico classico, di una volontà di conquista, ma, più meccanicamente, di uno straripamento di potere dovuto alla diversità di ‘pressione’ tra l’America del Nord e il resto del mondo, Europa compresa. Questa superpotenza dell’America è percepita, ma mal conosciuta. Essa è stata oggetto, un po’ ovunque, di studi importanti. Ma poiché la sua caratteristica più nuova è la velocità, tutte le conoscenze sono divenute rapidamente obsolete”.

Qui troviamo un campo di osservazione da studiare, scorrendo lo scenario come fosse un documentario. L’Ordine massonico americano è complesso per natura e a volte difficile da inquadrare per chi vive in un ambito culturale e sociale europeo e abbellisce la realtà in occasione di visite troppo brevi su rive lontane, così l’autore si è dedicato a misurarne la reale ampiezza, senza il pathos della decadenza né il panegirico del rinascimento.

E infine, sempre con un piccolo sguardo alla storia, è sulle rive del lago Léman, nel castello di Coppet, reso celebre da Madame de Staël e Necker, che fu posta l’ultima mano a quest’opera che guarda alle sfaccettature di un mondo non più dominato unicamente dall’America, ma piuttosto caratterizzato da un’interdipendenza crescente di tutte le società.

Anche la massoneria non ne è esente.

©Barbara de Munari