Edith Bruck: «Francesco si sta sbagliando. A Gaza è una tragedia, ma è solo Hamas che vuole distruggere un popolo»

Edith Bruck ha quel tipo di grazia che soltanto il dolore vero può regalare, lei che nei suoi libri i campi di concentramento li ha raccontati in prima persona. È sopravvissuta allo stermino nei forni ed è nella geografia delle sue rughe che si può ripercorrere l’orrore della sua storia. Sorride e tossisce: «Ho poca voce». La userà tutta per rispondere alle nostre domande.

 

Ha sentito le parole del Papa? Ha chiesto di fare indagini per capire se a Gaza è in atto un genocidio.
«Non approvo».

Cosa non approva?
«La frase del Papa. Non l’approvo. Il genocidio è un’altra cosa».

Non ritiene sia un genocidio quello che Israele sta perpetrando ai palestinesi nella striscia di Gaza?
«Il genocidio è altro, ripeto. Quando vengono bruciati milioni di bambini si può parlare di genocidio».

E quello che sta succedendo nella striscia di Gaza che cos’è secondo lei?
«Una tragedia. Una tragedia che ci riguarda tutti. Ma non si sta distruggendo tutto il popolo palestinese. Questa è una cosa che vuole fare Hamas».

Hamas vuole fare un genocidio?
«Ha detto che vuole distruggere gli ebrei di tutto il mondo».

Ma allora secondo lei perché il Papa ha usato la parola genocidio?
«Perché non sente il peso della frase che pronuncia. E per questo la pronuncia con troppa facilità».

Cosa intende?
«Non ha il controllo di quello che dice: non è italiano, per questo penso che forse la frase gli è scappata. È già successo».

È già successo?
«Sì, che al Papa sfuggisse una frase. Ricordiamoci quando ha detto “frociaggine”. Certo nella Chiesa quella è una realtà, ma sicuramente Francesco non voleva usare quel termine. Però non vorrei essere fraintesa».

Fraintesa?
«Io sono molto legata al Papa, non voglio avercela con lui. È anche venuto a trovarmi a casa».

Sì, è venuto da lei più di tre anni fa.
«Ma questo non basta».

Cosa non basta?
«È venuto a casa mia a chiedere perdono per tutto quello che era successo agli ebrei. Però non basta».

Cos’altro dovrebbe fare Papa Francesco?
«Deve occuparsi un po’ di più di antisemitismo».

E non occuparsi invece dei palestinesi?
«Sì ovviamente, la guerra è un orrore indicibile, ogni vita vale l’altra. Dobbiamo batterci per la pace».

Quindi?
«Quindi non bisogna uccidere né i palestinesi né gli israeliani. Però è un rischio se il Papa usa la parola genocidio con troppa facilità».

Qual è il rischio che si corre, secondo lei?
«Di sminuire la gravità dei veri genocidi, usando la parola quando non è appropriata. I genocidi sono altri».

Quali?
«Genocidio è stato quello degli armeni. Genocidio sono stati il milione di bambini bruciati nei forni di Auschwitz, insieme agli altri cinque milioni di ebrei, bruciati sempre nei campi di concentramento».

La situazione in Medio Oriente è una polveriera che è già esplosa, ma che potrebbe incendiare tutto intorno, da un momento all’altro.
«La situazione è molto grave, gravissima per tutti. Vanno avanti a fare la guerra e non si riesce a trovare una soluzione».

La soluzione è trovare una pace che sia duratura. Nelle nostre piazze i ragazzi fanno molte manifestazioni per la pace.
«Vedo tante manifestazioni soltanto per la Palestina. Sono tante e disorganizzate».

Perché dice così?
«I ragazzi che partecipano alle manifestazioni non sanno nemmeno quello che stanno facendo».

Ma sono ragazzi che davvero manifestano perché vogliono la pace.
«Allora perché vanno in piazza sventolando soltanto la bandiera palestinese? A Bologna hanno fatto così».

Intende all’ultima manifestazione?
«A quella di Bologna come a tutte le altre manifestazioni. Se davvero vuoi la pace devi portare in piazza tutte e due, la bandiera della Palestina e quella di Israele».

 

Corriere della Sera, 18 novembre 2024