Un ringraziamento particolare ad Alain de Keghel, che ci ha segnalato questo libro, autobiografia di Patrick Kessel, il più giovane Gran Maestro nella storia del Grande Oriente di Francia.
I ricordi di un uomo che è stato membro dei gabinetti ministeriali sotto la presidenza socialista; finisce in prigione in Messico; sfugge all'attentato di rue des Rosiers a Parigi; conduce una delegazione di diverse centinaia di massoni ad Auschwitz insieme a suo padre, un sopravvissuto di questo campo di sterminio; a Santiago del Cile apre segretamente la prima loggia della resistenza massonica sotto Pinochet; segue le orme del giovane Chang arrestato dalla dittatura maoista; copre la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo; viaggia attraverso l'Iran alla ricerca degli ultimi massoni braccati dalla Repubblica Islamica…
Il testo seguente, per la maggior parte, ripete la Prefazione di Marianne toujours! di Gérard Delfau, senatore onorario, direttore della collezione Débats laïques, Edition L'Harmattan:
Con Marianne toujours! Patrick Kessel, giornalista ed ex Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, ci propone un'opera la cui profondità e ricchezza non si può riassumere in poche righe. Come definire la sua opera? A prima vista si tratta di ricordi, il racconto di una vita di stupefacente pienezza e di una grande unicità di pensiero, anzi di ideale: 50 anni di impegno laico e repubblicano, ci dice lui stesso, nel sottotitolo. E, infatti, i capitoli dedicati alla sua azione a favore della libertà di coscienza, in Francia, si alternano agli incessanti viaggi che compie dalla Cina a Santiago del Cile, passando per Praga, Gerusalemme, Gaza, Mosca, Cotonou, Buenos Aires, tra l'altro, al fine di promuovere gli ideali della Massoneria e incontrare gli attivisti, a volte perseguitati, a volte tollerati, raramente riconosciuti, dai governi di questi paesi. "Tribolazioni", dice lui simpaticamente nel testo per alludere, senza volerlo spiegare, a quante di queste missioni implicassero rischi... Ma racconta anche di 50 anni di impegno a favore di una sinistra, di cui condivide le speranze e, più spesso, delusioni. Per le sue funzioni, è generalmente vicino ai leader politici, consigliandoli o ammonendoli, senza mai voler essere lui stesso in una posizione elettiva, nonostante diverse proposte che gli sono state fatte. Così si dispiega davanti ai nostri occhi una lunga storia. Da "l'avventura di sinistra" della sua giovinezza, poi "mitterandiana", seguita da quella che ho chiamato "la delusione Jospin[1] ", ci conduce, dopo l'intermezzo di Sarkozy, all'attuale cancellazione del PS e del "socialismo dal volto umano", a cui dedica alcune sue analisi. Ma che non si equivochi; non si tratta di un manifesto o della presa di posizione di un leader di partito, ma solo la testimonianza di un militante che non vuole arrendersi nonostante le avversità del momento. Lungo il percorso, la sua storia ci fa rivisitare episodi poco o mal conosciuti, come la candidatura di Jean-Pierre Chevènement, alle elezioni presidenziali del 2002, per la quale si impegna e si oppone alla sua componente di destra, in particolare quando rifiuta l' appello al voto per Jacques Chirac, al secondo turno, per eliminare Jean-Marie Le Pen. E leggeremo, ovviamente con interesse, la sua descrizione, a piccoli tratti, di un personaggio straordinario, François Mitterrand, che ha accompagnato fin dagli anni '80. Vi si vedrà un misto di ammirazione, e anche di fascino, ma anche prese di distanza, disaccordi e rimpianti per il debole coinvolgimento del Presidente della Repubblica a favore della laicità, in particolare durante il doloroso abbandono della legge Savary, durante i primi sette anni. Vedremo invece apparire nomi illustri come quello di Manuel Valls, allora Primo Ministro, il cui intervento potente e commovente all'Assemblea Nazionale all'indomani del barbaro attacco a Charlie Hebdo rimane nel ricordo. Questa cronaca di mezzo secolo di storia della sinistra sarà d'ora in poi indispensabile per chiunque voglia rivivere un periodo ingiustamente considerato dall'opinione pubblica.
Peraltro, l'essenziale non è questo. Il suo approccio è di un altro ordine: ciò che conta davvero per lui è il suo impegno massonico. Entrato giovanissimo nel Grande Oriente, seguendo l'esempio del padre, dedica la sua vita a questa causa. Vuole far conoscere questa organizzazione, la sua storia interna, il significato di iniziazione nella pratica delle logge, e il ruolo discreto, ma importante, che questa istituzione svolge all'interno della Repubblica dalla fine del XIX secolo e nel proseguimento del secolo dei Lumi. Possiamo anche dire che il suo accesso alla carica di Gran Maestro, nel 1994-1995, il suo tentativo di rinnovare il funzionamento della struttura, soprattutto propugnando la possibile adesione delle donne, con la levata di scudi che ha suscitato, siano al centro del libro. Lo si percepisce ferito e, tuttavia, ancora determinato a sostenere gli sforzi di coloro che, secondo lo spirito di Fred Zeller, pittore di talento, militante politico e notevole Gran Maestro, fanno vivere, a tutti i livelli, il Grande Oriente di Francia. Gli dedica molte belle pagine in cui evoca scene divertenti e personaggi noti e sconosciuti incontrati durante i suoi viaggi in giro per il mondo che danno un'immagine inaspettata dei massoni.
La sua storia sarà utile a tutti quelli che accolgono le giovani leve nelle logge, e che hanno il compito di tramandare l'eredità. E stimolerà la riflessione collettiva in questo momento di confusione e di dubbio. Questo per quanto riguarda la dimensione di memoria, o cronaca di un massone militante. Ma questo richiamo alle qualità autobiografiche della storia è ben lungi dall'esaurirne la ricchezza.
Infatti, ciò che più mi colpisce è l'appassionata difesa del principio di Laicità-Separazione, sancito dalla legge del 1905 e consustanziale alla Repubblica. L'autore denuncia le derive attuali, che coniugano gli accomodamenti di una presunta laicità aperta con tesi decolonialiste e razziste, provenienti da oltre Atlantico. In nome della parità di diritti per le donne e della libertà di coscienza, rifiuta la tentazione comunitaria, sullo sfondo dell'identità etnica e/o religiosa, con i rischi che essa comporta per la pace civile. E prende una posizione ferma contro l'islamismo politico. Questo ci è valso un resoconto dettagliato, dall’affaire del velo di Creil del 1989, segnato dagli errori di una parte della sinistra, agli attentati terroristici del 2015, compreso il sostegno alla Commissione Stasi e il voto della legge che vieta di indossare segni visibili a scuola, nel 2004. Con questa affermazione, che riassume la sua filosofia e getta luce sul titolo del libro: “Ma gli islamici probabilmente non sanno che l’acacia, simbolo dei maestri muratori, rifiorisce sempre”.
Non si limita, inoltre, alla lotta per le idee. Vuole essere un attore a tutti gli effetti. A tal fine ha fondato, con altre personalità, alla fine del 1990, il Comité Laïcité République, che oggi occupa un posto eminente nel dibattito pubblico. E ha creato, nel 1992, la loggia République, che rimane in prima linea in questa battaglia nell’obbedienza. Abbiamo condiviso insieme questi impegni.
Infine, al termine di un lungo viaggio e per congedarsi, evoca il ricordo del canto de la Marsigliese, uscito dalle bocche dei suoi Fratelli cileni, durante una rappresentazione clandestina a Concepción, poco dopo la morte di Salvador Allende, e fa queste osservazioni in forma di conclusione: “Da quel giorno l'ideale di una Repubblica universalista, laica e sociale ha occupato il posto centrale nel mio Pantheon. Un ideale comune alla Massoneria e alla Repubblica. Una coscienza che è una lotta continua. Era e rimane mio, nel mio impegno filosofico, politico e massonico. Il filo conduttore di una vita”. Che è anche il nostro.