Gnosi e Gnosticismo
Sinonimi solo in apparenza
In un precedente articolo abbiamo definito la Gnosi come una forma di conoscenza, o meglio la Conoscenza allo stato puro.
Questa distinzione appare determinante soprattutto se si considera che non stiamo parlando né di erudizione, intesa come ricchezza d’informazioni, né di sintesi di dottrine religiose o di postulati filosofici.
La Gnosi è, a tutti gli effetti, l’espressione dell’Intelligenza individuale, libera da ogni tipo di sovrastruttura ideologica o culturale.
Diventa molto difficile distillare un simile concetto dal coacervo di teologie, dogmi e insegnamenti di vario genere, che allagano il sapere di ogni cultura, mascherandosi dietro il paravento della pseudo erudizione o della paccottiglia dottrinale.
La Gnosi, quella Vera, si ottiene per illuminazione diretta, senza alcuna mediazione che la possa distorcere o plasmare ai propri fini.
Una simile Conoscenza è impossibile da condividere, di qui nascono le tante incomprensioni sul tema, e la si può unicamente sperimentare su se stessi: la si può solamente vivere come esperienza personale.
La Gnosi (Conoscenza) può essere applicata a qualsivoglia disciplina, allo studio della Natura (Scienza), al rapporto con il Divino (religione), allo studio dell’Uomo (umanesimo).
Quindi la Gnosi può rappresentare l’essenza del metodo diretto che permette di giungere alla Conoscenza di un determinato ambito del Sapere.
Lo Gnosticismo è qualcosa di radicalmente diverso. Gli studiosi affermano, in modo quasi univoco, che sia impossibile identificare lo Gnosticismo in un movimento di pensiero, essendo tale espressione riferibile ad oltre 70 dottrine differenti moltiplicate nel corso di tre secoli, tra il II e il IV dell’Era cristiana.
Potremmo parlare di Gnosticismi, ovvero di differenti movimenti sviluppatisi in un periodo di alcuni secoli in un’area geografica sicuramente molto ampia, grande quanto le terre allora conosciute.
I vari movimenti gnostici si svilupparono come sovrastrutture religioso-filosofiche di natura sincretica, ovvero come tentativi non sempre riusciti di fusioni dottrinali, applicate alle religioni presenti e radicate in determinati luoghi.
Partendo dal lontano Oriente, giungendo alla cultura ellenistica, alla Persia di Alessandro Magno, fino all’Egitto e alla Roma dei primi cristiani.
Alcuni considerano gli Gnostici i primi teologi cristiani, successivamente esclusi dal Cristianesimo stesso, quando iniziarono ad individuarsi le prime sovrastrutture dogmatiche.
Lo gnosticismo iniziale dell’era cristiana dei primi due secoli, vedrebbe tre momenti di iniziale differenziazione:
Una tradizione ellenico - cristiana che esalta l’aspetto trascendente dello Spirito e che condanna la materialità del corpo.
Una seconda area, di tipo prettamente pagano, tenderebbe ad esaltare le trasgressioni morali, per confutare le regole imposte dalle religioni tradizionali.
Una terza via, di tipo squisitamente orientale, a differenza delle precedenti che si pronunciavano verso la dicotomia del tradizionale dualismo gnostico, tendeva a formulare una sintesi trascendente che sublimasse la citata dicotomia.
Cercando di comprendere il vero significato di una presenza così complessa e articolata di movimenti e teologie, potremmo immaginare che alcuni Gnostici puri abbiano cercato di operare forme di ideale sincretismo con le religioni esistenti, con tentativi spesso inutili o maldestri, che determinarono la nascita repentina e la scomparsa altrettanto rapida dei movimenti stessi.
Risulterebbero quindi errate o inesatte quelle definizioni che vorrebbero considerare lo Gnosticismo (Gnosticismi) una degenerazione del Cristianesimo: si tratterebbe di un movimento sincretico che tentò di fondersi con il Cristianesimo, portando con sé elementi preesistenti di matrice misterica, magica astrologica, ellenistica, giudaica ed ermetica.
Da ricordare che il corpus dei Vangeli cristiani comprende, oltre ai 4 Vangeli Canonici (Giovanni, Luca, Matteo e Marco), i Vangeli Gnostici (Giuda, Maria, Filippo, Verità, Segreto di Marco e del Salvatore), il Vangelo degli Ebrei, il Vangelo degli Ebioniti e dei Nazarei, i Vangeli dell’Infanzia (Giacomo, Tommaso, siriaco, pseudo-Matteo, Storia di Giuseppe il falegname), Vangeli di Marcione, Nicodemo, Pietro e Barnaba. Infine le varie Apocalissi: Paolo, Pietro, Tommaso, Stefano, 1 Giacomo, 2 Giacomo e Vergine.
La distinzione tra i 4 Canonici e gli altri fu stabilita nel 325, durante il Concilio di Nicea I, voluto dall’Imperatore Costantino, per basare il nuovo Credo cristiano su dei testi che fossero il più possibile omogenei e conformi con il messaggio che si voleva diffondere.
Secondo alcuni i tre Vangeli, Matteo, Marco e Luca, furono definiti “Sinottici” perché possedevano delle reali affinità e potevano essere accostati tra loro. Ai 3 Sinottici si aggiunse il Vangelo di Giovanni a formare il Corpus dei 4 Vangeli Canonici.
Molte leggende furono proposte per spiegare i criteri della scelta operata durante il Concilio di Nicea I, scelta che peraltro derivò da una votazione con maggioranza molto risicata…
Voltaire raccontò una sua versione piuttosto divertente:
«I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie a un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull'altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra.»
Un altro sistema adottato fu quello di rimetterli sul tavolo e lasciare scendere delle Colombe dopo averle benedette. Dove si posavano significava che i libri fosse Vangeli ispirati dal Signore. C'è chi racconta che si posarono sugli stessi non caduti nella prima prova ma la storia ci insegna che in realtà a Costantino interessava una cosa sola per rafforzare il suo potere politico e la sua influenza sull'Impero Romano: Provare la divinità di Cristo. I 4 Vangeli detti in seguito Sinottici, descrivono infatti Cristo come Dio in Terra. Ma gli altri, quelli apocrifi, no.
Lo studioso tedesco Wilhelm Schneemelcher definiva gli apocrifi come "scritti non accolti nel canone, ma che, mediante il titolo o altri enunciati, avanzano la pretesa di possedere un valore equivalente agli scritti dei canone, e che dal punto di vista della storia delle forme prolungano e sviluppano i generi creati e accolti nel Nuovo Testamento, non senza peraltro la penetrazione anche di elementi estranei".
Concludiamo questo capitolo su Gnosi e Gnosticismo senza la pretesa di aver sviluppato a fondo l’argomento, ma rimandando il Lettore a prossimi approfondimenti legati ai testi di ispirazione gnostica.
Giancarlo Guerreri - Redattore CIVICO20NEWS, per gentile concessione dell'autore: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=43142