La Divina Commedia si organizza intorno a una topografia di fiumi, di laghi, di sorgenti, di torrenti e di paludi, mitologici, immaginari e reali.
Alcuni corsi d’acqua sono inventati da Dante stesso (il fiume Eunoé, per esempio); altri lo ossessionano più di quelli dell’Inferno, come l’Arno della sua città natale, Firenze. Dai fiumi infernali a quelli del Paradiso, tutte le acque convergono “per lo gran mar de l’essere”. Il mare diviene la somma di tutti i fiumi della Creazione, e lo specchio infinito del pensiero umano.
Una nuova lettura “eco-critica” della letteratura dantesca, per restituire la ricchezza delle metafore acquatiche nei loro rapporti con l’ambiente. Attraverso la composizione e la descrizione delle acque pure e impure, letali o lustrali, Dante ci fa vedere ciò che può essere l’Inferno o il Paradiso – nell’eau-delà e qui.
In un tempo in cui la conservazione delle risorse dell’acqua rappresenta una delle poste in gioco maggiori nella sfida climatica, rileggere Dante in un modo alternativo ci dona una chiave di attualità per cogliere l’atemporalità della sua opera.